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La decadenza del gusto: la Veneziana, il pavimento della nonna che nessuno apprezza più

Tra i materiali che raccontano con più forza la grandezza della tradizione italiana, il pavimento alla Veneziana occupa un posto privilegiato. Si tratta di una tecnica antichissima, capace di attraversare i secoli e di trasformarsi con essi, restando sempre attuale. Le sue superfici brillanti, la varietà cromatica e la resistenza hanno reso la Veneziana il pavimento prediletto di palazzi nobiliari, ville patrizie e dimore moderne, dalle rive della Serenissima fino alle abitazioni contemporanee.

Le origini: dal cocciopesto al pastellon

La storia della Veneziana affonda le radici nell’antico opus signinum romano, citato già da Vitruvio nei suoi trattati. Si trattava di pavimenti realizzati con calce, sabbia e frammenti ceramici, compattati e lucidati fino a ottenere una superficie resistente e omogenea. Da questa tecnica derivò, nel Medioevo, il pastellon, diffuso nelle dimore veneziane: un impasto di calce, cocciopesto e polvere di pietra d’Istria che, una volta battuto e levigato, dava vita a pavimentazioni compatte, elastiche e durevoli.

Il pastellon non era soltanto funzionale: già nel Quattrocento veniva trattato con pigmenti e oli naturali che gli conferivano tonalità calde e un riflesso luminoso. Tuttavia, il vero salto di qualità arrivò nel Rinascimento, quando si cominciarono ad inserire frammenti di marmo all’interno dell’impasto, aprendo la strada a quella che oggi conosciamo come Veneziana.

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Photo credits: Merit_la

La nascita della Veneziana

Tra il XV e il XVI secolo, Venezia viveva un’epoca di splendore economico e culturale. La città richiedeva pavimenti che fossero funzionali alle esigenze degli edifici costruiti su terreni instabili, ma al tempo stesso degni della magnificenza dei Dogi. La Veneziana seppe rispondere a questa doppia esigenza: grazie alla calce, si adattava ai naturali cedimenti dei palazzi senza creparsi, mentre l’inserimento di scaglie di marmo creava superfici luminose e impreziosite da decori geometrici o floreali.

Andrea Palladio la descriveva come un materiale eccellente, mentre Francesco Sansovino ne celebrava la bellezza e la durata. Nel 1586 i maestri “terrazzieri” fondarono la loro mariegola, ossia la corporazione ufficiale, segno dell’importanza raggiunta da questa arte.

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Photo credits: Merit_la

La Veneziana e l’architettura veneziana

Il successo della Veneziana fu legato non solo al suo pregio estetico, ma anche alla capacità tecnica di risolvere problemi strutturali. Le fondamenta della Serenissima, costruite su pali di legno piantati nel terreno paludoso, non garantivano stabilità assoluta. Le pavimentazioni rigide avrebbero rischiato di spaccarsi; la Veneziana, invece, grazie alla sua elasticità, resisteva senza danneggiarsi. Inoltre, la possibilità di coprire ampie superfici senza fughe la rese perfetta per grandi sale di rappresentanza, come la Sala del Maggior Consiglio a Palazzo Ducale.

Con il tempo, le tecniche di posa si affinarono: si introdussero bordure, cornici decorative e inserti marmorei più complessi, fino a raggiungere l’eleganza sontuosa dei pavimenti barocchi, che ancora oggi ammiriamo nelle dimore patrizie della laguna e delle ville venete.

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Dalla Serenissima all’Europa

Con la decadenza della Repubblica di Venezia, la Veneziana non scomparve. Al contrario, trovò nuova vita grazie ai maestri artigiani che esportarono la tecnica oltre i confini veneti. Nell’Ottocento, con l’introduzione del cemento al posto della calce, la realizzazione dei pavimenti divenne più rapida, aprendo la strada a una diffusione europea e internazionale. In Germania, Francia, Inghilterra e Stati Uniti, la Veneziana si adattò ai nuovi linguaggi architettonici, dialogando con lo stile floreale dell’Art Nouveau e con i motivi geometrici del Liberty.

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Gli stili della Veneziana

La forza della Veneziana risiede nella sua capacità di adattarsi ai tempi. Nata nel Rinascimento, seppe interpretare l’opulenza del Barocco, le linee sinuose dell’Art Nouveau e, più tardi, le esigenze del razionalismo novecentesco. Oggi continua a vivere nelle case contemporanee, spesso reinterpretata in chiave minimalista grazie a fondi chiari e frammenti marmorei delicati, capaci di inserirsi armoniosamente in spazi moderni ed essenziali.

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Colori e decorazioni

Una delle caratteristiche più affascinanti della Veneziana è la sua varietà cromatica. Il fondo può assumere tonalità neutre come crema, tortora e sabbia, oppure declinarsi in colori intensi come rosso, verde o nero. I granelli di marmo – singoli o mescolati – offrono infinite possibilità decorative: dai motivi geometrici alle cornici, dai rosoni ai fregi, fino a vere e proprie composizioni artistiche.

La lucentezza finale, ottenuta con una lunga e paziente levigatura, conferisce al pavimento quell’effetto specchiante che ha conquistato generazioni di osservatori. Non è un caso che molti dipinti veneziani del Quattrocento e Cinquecento raffigurino scene ambientate in interni con pavimenti in pastellon o Veneziana, a testimonianza della loro diffusione.

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Il rischio dell’oblio

Oggi, purtroppo, accade sempre più spesso che la Veneziana venga sostituita con materiali industriali privi di carattere e dal valore effimero. Pavimenti in gres di produzione seriale, laminati uniformi e superfici anonime prendono il posto di opere che hanno attraversato secoli di storia. È una tendenza che riflette la perdita del senso del bello e del rispetto per la tradizione, una corsa al risparmio che sacrifica l’unicità a favore della standardizzazione. Rinunciare alla Veneziana significa non solo abbandonare un pavimento di pregio, ma anche dimenticare un linguaggio artistico che ha dato identità all’abitare veneziano e veneto.

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