Nella verde Valle di Ffestiniog, a pochi chilometri dall’incantevole villaggio di Portmeirion, sorge una dimora che conserva il respiro del passato e la solidità della tradizione rurale. Christine e Neville Brown vivono qui, in una longhouse del XVII secolo, dichiarata Grade II-listed, la cui storia intreccia vicende agricole, ospiti illustri e raffinate trasformazioni architettoniche. Nel Regno Unito, un monumento classificato, in inglese listed building, è un'opera artistica riconosciuta e protetta per il suo aspetto storico, architettonico o culturale eccezionale.
Un passato costellato di nomi celebri
Questa antica casa colonica non è rimasta un semplice testimone silenzioso del tempo: le sue mura hanno accolto figure che hanno segnato la cultura del Novecento. George Orwell vi soggiornò come ospite del filosofo ungherese Arthur Koestler; Cary Grant fu invitato dal manager della tenuta di Portmeirion, Jim Wylie, che acquistò la proprietà negli anni Quaranta.

Wylie, collaboratore dell’architetto Sir Clough Williams-Ellis – creatore del celebre villaggio in stile italiano di Portmeirion – introdusse nella longhouse dettagli dal carattere scenografico: una porta d’ingresso proveniente da un castello, un portale interno recuperato dal carcere di Liverpool e soprattutto un soffitto a botte dipinto di blu, cosparso di stelle dorate, un firmamento domestico che ancora oggi sorprende chi vi entra.
Il riscatto di una dimora dimenticata
Quando Christine e Neville acquistarono la casa nel 1994, la situazione era ben diversa. L’edificio, lasciato in eredità a un canile, versava in stato di abbandono: ambienti umidi, aria stantia e persino soluzioni decorative improbabili, come carta da regalo incollata attorno alla vasca da bagno. La coppia non si lasciò scoraggiare. Pur impegnati nella gestione di negozi e ristoranti a Harlech, dedicarono un mese al risanamento di base: impianti elettrici e idraulici rifatti, pareti ridipinte, spazi resi abitabili.

Per diversi anni la casa fu affidata a un amico, finché nel 2003, dopo la vendita delle attività e il pensionamento, i Brown vi si trasferirono definitivamente. Con loro anche Ken, amico di lunga data, entrato a far parte della famiglia in maniera naturale.

Il rispetto della storia
Ogni intervento è stato guidato da un principio preciso: non alterare l’anima della longhouse. Le travi secolari, i pavimenti in pietra e ardesia, le porte irregolari, i camini massicci e le pannellature lignee sono stati preservati con cura. Alcuni elementi, come le travi, sono stati trattati per prevenire danni da tarli, mentre il resto è rimasto autentico, con tutte le imperfezioni che raccontano i secoli trascorsi.
All’interno domina la luce, ottenuta con colori più chiari e con una disposizione degli arredi che valorizza le proporzioni generose degli spazi. La cucina-pranzo, dominata dall’Aga e dal soffitto stellato, è un luogo scenografico e accogliente, mentre il grande salone centrale, a doppia altezza, offre pareti ampie per arazzi e quadri.

Un arredo che unisce memoria e ricerca
La casa ospita mobili e oggetti che parlano di storie familiari e di scelte accurate. I Brown hanno portato con sé arredi della vecchia abitazione, integrandoli con pezzi acquistati nel negozio di antiquariato della figlia, Llew Glas Interiors, o scovati ad aste e mercati. È un insieme eclettico e armonioso: grandi tappeti colorati che riscaldano i pavimenti in pietra, ceramiche e dipinti raccolti in anni di viaggi e passioni, un’imponente credenza gallese collocata in cucina, trasportata con difficoltà attraverso porte troppo strette per le sue dimensioni.

Alcuni divani accompagnano la famiglia da decenni, rinnovati di tanto in tanto con nuovi rivestimenti. Nulla è scelto per pura moda: ogni oggetto deve avere carattere, qualità e resistenza, qualità che permettono di tramandarlo nel tempo.

Un giardino in continua evoluzione
All’esterno, Christine ha plasmato un giardino che riflette la stessa filosofia della casa: spazi distinti, ma in dialogo costante fra loro. Un laghetto rettangolare circondato da bordure sempreverdi diventa luogo di contemplazione; terrazze arredate invitano a pranzi all’aperto; angoli soleggiati permettono di godere del caldo estivo.
Il giardino non è mai statico: si trasforma con piccole modifiche, aggiustamenti stagionali e nuove idee, seguendo la logica di una crescita lenta ma costante. L’effetto complessivo è quello di un paesaggio domestico ordinato e naturale al tempo stesso, che amplifica la bellezza della facciata imbiancata e delle finestre dai serramenti dipinti.

Custodi di un’eredità
Per Christine e Neville la longhouse rappresenta un patrimonio da custodire. Ogni inverno il fuoco dei camini restituisce intimità e calore, mentre l’estate offre la gioia di vivere immersi nella natura gallese. “Siamo consapevoli di essere soltanto di passaggio”, afferma Neville. “Il nostro compito è prenderci cura di questa casa e tramandarla a chi verrà dopo di noi”.

Così, tra soffitti stellati, travi antiche e giardini rigogliosi, la longhouse continua a raccontare storie secolari, adattandosi al presente senza tradire la sua essenza originaria. Un luogo in cui passato e presente convivono con grazia, offrendo un modello di come la tradizione possa rinnovarsi restando fedele a se stessa.