Adagiato sulle colline dell’Oltrepò Pavese, in un lembo di Lombardia sospeso tra nebbie mattutine e filari di vigneti, il Castello di Cigognola si erge come custode di secoli di storia e di visioni estetiche senza tempo. La sua torre, severa e compatta, si staglia come segnale di un passato in cui la rocca fu presidio e vedetta, controllando i commerci che scorrevano lungo l’antica Via Emilia.

Nato come baluardo medievale, il maniero subì nel XIX secolo un rifiorire neogotico per volontà di Don Carlo Arnaboldi Gazzaniga, che ne fece un salotto di cultura e mondanità, capace di accogliere poeti e uomini di stato – da Eugenio Montale a Benedetto Croce – tra brindisi e conversazioni colte. Un microcosmo dove la raffinatezza conviveva con la natura selvaggia delle pendici appenniniche.

La rinascita con Mongiardino
Il vero sigillo di unicità arrivò, tuttavia, nel XX secolo, grazie all’intervento visionario di Renzo Mongiardino, genio dell’architettura d’interni e delle scenografie teatrali. Chiamato a restaurare il castello dopo un incendio negli anni ’80, l’architetto trasformò gli ambienti in un teatro permanente della meraviglia.

Mongiardino non impose mai uno stile, ma evocò atmosfere: corridoi e scalinate vibrano di motivi dipinti a mano, le boiserie simulano sete antiche sbiadite dal sole, mentre finti marmi e trompe-l’œil ingannano l’occhio con grazia e misura. Nel salone principale, dodici differenti motivi decorativi dialogano tra loro attorno a pannelli di quercia, in un’armonia che fonde paisley, jacquard, chintz e chinoiserie in un caleidoscopio raffinato.

Persino gli elementi più umili, come i tappeti di sisal, assumono una nobiltà inaspettata grazie a stencil color porpora e verde. È la firma inconfondibile di Mongiardino: la capacità di far vibrare la materia ordinaria di poesia e illusione.


Un laboratorio di bellezza e cultura
Quasi due secoli dopo, la nuova generazione esplora vie per riportare nel XXI secolo quello spirito di incontro culturale. L’attuale proprietario, Gabriele Moratti, ha ereditato Cigognola dal padre Gian Marco, scomparso nel 2018. Quest’ultimo aveva acquistato il castello nel 1981 dal padre della sua seconda moglie, Letizia Moratti, già sindaco di Milano e presidente della RAI.
Oggi, sotto la guida di Gabriele Moratti e della sua compagna, la ballerina Émilie Fouilloux, il castello è tornato a essere un crocevia di arti e idee. Qui si intrecciano spettacoli di danza, concerti, degustazioni e riflessioni filosofiche, in una sorta di moderna “accademia diffusa” che restituisce al luogo la sua vocazione originaria: essere punto di incontro tra bellezza, pensiero e convivialità.

Passeggiare per il Castello di Cigognola significa non solo percorrere le stanze di una dimora aristocratica, ma immergersi in un manifesto vivente della creatività di Renzo Mongiardino. Ogni soffitto, ogni cornice, ogni mobile racconta l’invenzione di un maestro che seppe trasformare un’antica rocca lombarda in un microcosmo di illusioni sceniche e splendore intellettuale, che ancora oggi ci lascia senza fiato.
