Il governo Meloni ammette: senza lavoratori migranti l’economia italiana non regge
Nel nuovo decreto flussi 2026-2028, il governo riconosce ufficialmente che l’Italia ha bisogno di immigrazione regolare per sostenere la sua economia. Una svolta pragmatica, in netto contrasto con la retorica pubblica sul controllo dei confini.
Nel decreto approvato il 3 luglio, che stabilisce i flussi migratori regolari per il triennio 2026-2028, il governo Meloni ammette che la crescita economica nazionale dipenderà in modo strutturale dall’ingresso programmato di quasi mezzo milione di lavoratori stranieri. A firmare la relazione tecnica allegata al testo è Alfredo Mantovano, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.
Un messaggio netto: non si tratta più di gestire un’emergenza, ma di una necessità sistemica. Il fabbisogno di manodopera nei settori chiave – agricoltura, edilizia, logistica, assistenza – non può essere soddisfatto solo dal mercato del lavoro interno, sempre più colpito dal calo demografico e dal ricambio generazionale.
Lavoro straniero: non tolleranza, ma necessità
Il decreto prevede 497.000 ingressi regolari in tre anni. Ma la vera novità è il cambio di prospettiva: l’immigrazione legale non è più solo uno strumento di contenimento o controllo, ma una risorsa economica indispensabile.
Il governo punta anche a rafforzare i canali regolari per rendere più efficace il contrasto all’immigrazione irregolare, limitando sfruttamento e lavoro nero, e costruendo relazioni più stabili con i Paesi d’origine.
Dalla propaganda al pragmatismo
Rispetto ai circa 70mila ingressi autorizzati nel 2021, il balzo è evidente: oltre 160mila già nel 2026. E il tanto discusso sistema del click day sarà gradualmente superato da una pianificazione triennale più solida e prevedibile.
Il documento mostra così un volto meno ideologico del governo: pur mantenendo una linea dura nella comunicazione pubblica, Palazzo Chigi prende atto di una realtà incontestabile. Senza lavoratori migranti, l’Italia non regge. E questa volta, non lo dice l’opposizione: lo scrive nero su bianco il governo stesso.